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La Musa Tersicore

Angelo Maccagnino , ca. 1460

Descrizione
La musa Tersicore Cosmè Tura e Angelo Maccagnino

La Musa Tersicore proviene dalla decorazione dello studiolo del Palazzo di Belfiore presso Ferrara, che fu realizzata intorno alla metà del Quattrocento su commissione dei signori di Ferrara, Lionello e Borso d’Este. Del ciclo, che prevedeva la raffigurazione delle nove Muse, si conservano, presso i musei di Ferrara, Berlino, Budapest e Londra, altre cinque figure femminili simili a questa.La musa della danza indossa un ricco abito in velluto, secondo la moda che si afferma in Italia a partire dagli anni cinquanta del Quattrocento.
Una fitta allacciatura, che scende sul ventre e su un fianco, assicura una perfetta aderenza al busto e si adatta all’uso durante la gravidanza.I caratteri stilistici tipici di Cosmè Tura (il maggiore rappresentante della scuola pittorica rinascimentale ferrarese) sono evidenti nella parte inferiore del dipinto, nei putti danzanti dai volti fortemente espressivi, nel bellissimo panneggio del manto blu che copre le gambe della Musa, nei piedi calzati di rosso che sporgono prospetticamente dai gradini circolari del basamento del trono e nei due desolati paesaggi, che si estendono in profondità e mostrano una veduta della brulla campagna.
Nella parte superiore della tavola, nel volto addolcito e convenzionale della Musa e nel busto impostato rigidamente, si individua invece la mano di un diverso artista, forse il misterioso pittore senese Angelo Maccagnino, che ricevette per primo la commissione per la decorazione dello studiolo di Belfiore. Non è escluso che Cosmè Tura, che fu nominato direttore della decorazione dello studiolo circa dieci anni dopo, abbia in realtà adattato e aggiornato un dipinto più antico.In questo aggiornamento rientrerebbe anche la trasformazione della musa pagana, patrona delle virtù spirituali del principe, in una sorta di dea della fertilità (si noti la veste aperta sul ventre, allusiva alla maternità), per celebrare le bonifiche e le canalizzazioni realizzate da Borso d’Este nelle campagne ferraresi.

Scheda tecnica

Artista

Cosmè Tura, 1430 ca.-1495

Data

ca. 1460

Materia e tecnica

tavola (pittura a tempera)

Dimensioni

117.5 cm x 81 cm

Acquisizione

legato Gian Giacomo Poldi Pezzoli, 1879

Inventario

1559
ubicazione
Salone Dorato

Il Salone Dorato è la stanza più importante del Museo e ospita i capolavori di pittura della collezione Poldi Pezzoli. Concepito secondo i dettami dello stile rinascimentale, è stato progettato per essere il salone d’onore dell’appartamento di Gian Giacomo. Dopo la morte del collezionista, Giuseppe Bertini ha portato avanti i lavori: sfortunatamente sia il soffitto a cassettoni dorati, sia gli affreschi, dipinti dallo stesso Bertini, sia le decorazioni in stoffa damascata che rivestivano le pareti, sono stati distrutti dai bombardamenti. L’attuale sistemazione museografica risale agli anni Novanta. Tra le opere esposte si possono ammirare il Ritratto di Dama attribuito a Piero del Pollaiolo e diventato simbolo del Museo, l’Imago Pietatis di Bellini, il Compianto sul Cristo Morto di Botticelli, la Madonna con Bambino di Mantegna e San Nicola da Tolentino di Piero della Francesca. Nella vetrina che separa il Salone Dorato dalla Sala degli Stucchi sono esposte le collezioni di porcellane e maioliche.

collezione
Dipinti

Tra i più di 300 dipinti, il vasto gruppo di opere italiane del Rinascimento comprende capolavori toscani (Botticelli, Piero della Francesca, Pollaiolo), lombardi (Luini, Boltraffio, Solario) e veneti (Bellini, Mantegna). Significativo anche il nucleo di dipinti del Settecento italiano (Guardi, Canaletto, Tiepolo, Fra Galgario). Prevalgono ritratti e dipinti di piccolo formato.

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