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Artemisia

Maestro di Griselda , ca. 1498

Descrizione
Artemisia, Maestro di Griselda

La tavola raffigura un’eroina dell’antichità, Artemisia, vissuta nel IV secolo a.C. in Anatolia. Secondo Valerio Massimo e Aulo Gellio, la donna aveva sposato il fratello Mausolo, satrapo della Caria. Rimasta vedova, aveva dedicato la sua vita a celebrare la memoria del marito, facendo erigere in suo onore una tomba monumentale, il celebre Mausoleo di Alicarnasso (l’attuale Bodrum in Turchia), una delle sette meraviglie del mondo antico. Secondo la leggenda, inoltre, Artemisia avrebbe bevuto le ceneri di Mausolo per diventare lei stessa la sua tomba vivente.
L’elegante figura di Artemisia domina la scena e la raffinatezza del dipinto è evidente nel movimento del velo trasparente e nella grazia della mano che tiene la coppa. Sullo sfondo, a destra Artemisia si prepara a bere le ceneri del marito, mescolate alle sue lacrime; a sinistra, sovrintende alla costruzione del Mausoleo.
Inserita in una fastosa cornice ottocentesca di stile neogotico, la tavola faceva parte di una serie di dipinti di simile formato, che raffiguravano donne e uomini dell’antichità, celebri per le loro virtù. Sono in tutto otto tavole, di cui quattro con personaggi femminili e quattro con personaggi maschili. È probabile che il ciclo fosse destinato in origine a decorare una stanza di una dimora privata, e che la sua esecuzione sia avvenuta in occasione di un matrimonio, dato che alcuni dipinti, come questo, celebrano l’amore e la fedeltà coniugali. L’opera, databile tra il 1490 e il 1500, è attribuita al Maestro di Griselda, un raffinato e ancora anonimo pittore attivo a Siena alla fine del Quattrocento.

Scheda tecnica

Artista

Maestro di Griselda

Data

ca. 1498

Materia e tecnica

tavola (pittura a tempera)

Dimensioni

87.8 cm x 46.3 cm

Acquisizione

legato Gian Giacomo Poldi Pezzoli, 1879

Inventario

1126
ubicazione
Sala Nera

La Sala Nera è una delle sale storiche del Museo, originariamente il salotto dell’appartamento di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Ispirata allo stile Rinascimento del Nord, evocato dal grande polittico fiammingo esposto a parete, ha continuato a chiamarsi Sala Nera nonostante la distruzione dei finissimi rivestimenti in ebano. Sono fortunatamente sopravvissuti ai bombardamenti i mobili e le porte, disegnati da Giuseppe Bertini e realizzati dall’equipe degli artigiani Giuseppe Speluzzi, Luigi Barzaghi e Pietro Zaneletti.

collezione
Dipinti

Tra i più di 300 dipinti, il vasto gruppo di opere italiane del Rinascimento comprende capolavori toscani (Botticelli, Piero della Francesca, Pollaiolo), lombardi (Luini, Boltraffio, Solario) e veneti (Bellini, Mantegna). Significativo anche il nucleo di dipinti del Settecento italiano (Guardi, Canaletto, Tiepolo, Fra Galgario). Prevalgono ritratti e dipinti di piccolo formato.

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