
STORIE
Piero Portaluppi:
l’architetto collezionista
Scopri la figura di uno degli architetti milanesi più importanti della prima metà del Novecento e la sua grande passione, le meridiane.
Piero Portaluppi nacque a Milano nel 1888. Nel 1910 si laureò in architettura, premiato con la medaglia d’oro come miglior laureato del Politecnico.
Iniziò a insegnare all’Università e contemporaneamente avviò la sua attività professionale.
Nel 1912 cominciò la sua collaborazione con Ettore Conti, imprenditore nel settore elettrico italiano, progettando molte centrali idroelettriche, per lo più in Val Formazza. Tra queste, le più famose a Crevalodossola, Verampio, Valdo e Cadarese.




Nel 1913 sposò Lia Baglia, nipote di Conti, con cui avrà due figli, Luisa nel 1914 e Oreste nel 1917.
Alla fine della Grande Guerra riprese l’attività di architetto realizzando importanti opere, tra cui la ristrutturazione della Pinacoteca di Brera, la Casa degli Atellani in Corso Magenta, che diventerà la sua residenza, il Palazzo della Banca Commerciale Italiana, casa Crespi in corso Venezia.




Negli anni Trenta, la sua attività professionale si concentrò su una serie di progetti pubblici e privati di grande importanza, caratterizzati da uno stile moderatamente modernista.
Con la sua irrefrenabile vena creativa Portaluppi ha segnato il volto della sua città, da Villa Necchi Campiglio all’Arengario, oggi Museo del Novecento, dal Planetario Hoepli nei giardini di Porta Venezia fino ad arrivare a Casa Corbellini-Wassermann in Viale Lombardia e a Casa Radici-Di Stefano, che custodisce un piccolo gioiello: Casa Museo Boschi Di Stefano.
Nel secondo dopoguerra continuò l’attività accademica e fu coinvolto in alcuni grandi progetti come la trasformazione del Convento di San Vittore in Museo della Scienza e della Tecnica e dell’Ospedale maggiore in sede dell’Università Statale.
Negli ultimi anni si occupò soprattutto della sua grande passione, gli orologi solari, che aveva collezionato a partire dal 1920.
Lui stesso aveva costruito meridiane in vari edifici, tra cui tre nella Casa degli Atellani e quella sulla facciata di Villa Necchi Campiglio.
Morì a Milano nel 1967.



Nel 1978, alla morte della madre Lia, la figlia Luisa ha donato la collezione di meridiane del padre al Museo Poldi Pezzoli.

La Collezione di orologi solari
Gli orologi solari sono strumenti che indicano l’ora grazie allo gnomone, un oggetto che esposto al sole proietta la sua ombra su superfici su cui sono tracciate linee che corrispondono alle ore del giorno. La gnomonica è la scienza che studia l’arte di costruire questi strumenti e il loro uso.
Le meridiane sono strumenti antichissimi. Già usate dai Caldei, dagli Egizi, dai Babilonesi e dai Greci, ebbero grande diffusione nel mondo alessandrino, in quello romano e nelle epoche successive. I modelli di piccolo formato furono prodotti in grande quantità e fecero a lungo concorrenza agli orologi meccanici, più costosi e, fino alla fine del XVII secolo, meno precisi.

La collezione di Portaluppi è composta da oltre duecento pezzi, databili dal XVI al XIX secolo, che documentano le diverse tipologie, funzioni ed evoluzione di questi antichi misuratori del tempo e numerosi costruttori, alcuni dei quali molto famosi. Tra questi straordinari oggetti merita particolare attenzione la Navicula de Venetiis.
Orologio solare detto Navicula de Venetiis
È il più noto degli oltre duecento orologi solari raccolti da Piero Portaluppi e anche uno dei più importanti per antichità, preziosità del materiale e committenza. Realizzato nel 1524 dal celebre matematico francese Oronce Fine, autore anche di un’opera letteraria sugli orologi solari, era destinato alla corte, infatti reca gli emblemi del re Francesco I (una salamandra e i gigli).
Lo strumento funzionava come una meridiana portatile: quando la navicella era orientata correttamente verso il sole un filo a piombo con una perlina che scendeva dall’albero proiettava la sua ombra sul quadrante. Sullo scafo sono incisi il tracciato delle ore e due scale zodiacali, mentre i segni delle costellazioni compaiono lungo l’albero. Questo è imperniato tra le due tavolette che costituiscono lo scafo per essere inclinato a seconda delle stagioni. Il nome deriva dalla forma dell’orologio simile ad un tipo di imbarcazione a vela usate a Venezia.

La collezione comprende orologi solari ad anello, dittici in avorio, ma anche in legno e carta stampata; orologi solari a cilindro e orizzontali, tra cui quelli in argento di tipo Butterfield.



